Il 23 settembre 2025 il comitato Affari Giuridici (JURI) del Parlamento europeo ha scelto di mantenere la immunità parlamentare di Ilaria Salis, respingendo con un margine di un voto la domanda dell'Ungheria di revocarla. Il risultato è stato 13 contrari e 12 favorevoli, con il voto decisivo attribuito a due membri del gruppo del Partito Popolare Europeo.
Il comitato ha votato a scrutinio segreto, su richiesta del gruppo Socialista e Democratico, per evitare pressioni esterne. Nessun voto è stato divulgato, ma le fonti indicano che le due firme decisive provenissero da parlamentari dell'EPP, il che ha sorpreso gli osservatori più critici nei confronti di Budapest.
Il provvedimento del comitato non è vincolante: la decisione finale spetterà all'intero Parlamento europeo nella prima tornata plenaria prevista per il 6 ottobre 2025. Storicamente, il plenario tende a confermare le raccomandazioni dei comitati, ma non è garantito; il caso di Salis sarà quindi al centro dell'attenzione nei mesi a venire.
Parallelamente, lo stesso emendamento ha riguardato il leader dell'opposizione ungherese Péter Magyar, che affronta accuse per furto e altre irregolarità. Anche per lui il comitato ha consigliato di mantenere l'immunità, segnalando un possibile uso strumentale della giustizia contro avversari politici da parte di Viktor Orbán.
Ilaria Salis, eletta al Parlamento europeo a giugno 2024 con l'Alleanza Verdi e Sinistra, è stata arrestata a Budapest nel febbraio 2023 con l'accusa di aver aggresso partecipanti a un raduno neonazista durante il "Giorno dell'Onore", una commemorazione controversa del 1945. Dopo l'arresto è stata tenuta in custodia cautelare per più di un anno, in condizioni denunciata da lei stessa come "disumane e degradanti".
Nel 2024 la sua detenzione è stata convertita in arresto domiciliare e, subito dopo la sua elezione al Parlamento, ha ottenuto la liberazione. Salis ha sempre sostenuto che il procedimento ungherese sia una forma di persecuzione politica orchestrata dal governo di Orbán, definendo la sua difesa dell'immunità "un segnale positivo" per la democrazia europea.
Durante la comunicazione dopo il voto del comitato, Salis ha dichiarato di accogliere eventuali procedimenti giudiziari in Italia, invitando le autorità italiane a perseguirla. Questo gesto, per i suoi sostenitori, dimostra la volontà di affrontare la questione sul piano legale piuttosto che nascondersi dietro la sola protezione europea.
Il padre di Ilaria, Roberto Salis, ha commentato il risultato del comitato con una cauta speranza, ricordando che finora le indicazioni dei comitati non sono state annullate dal plenario. Tuttavia, ha avvertito che la vera prova arriverà il 6 ottobre, quando tutti gli occhi si rivolgeranno al voto finale.
Il caso ha ravvivato il dibattito sulla separazione dei poteri in Ungheria, con Bruxelles che denuncia da anni la manomissione del sistema giudiziario da parte di Orbán. L'opinione pubblica italiana ha seguito con indignazione le immagini di Salis in catene davanti al tribunale, alimentando un clima di tensione diplomatica tra Roma e Budapest.
In attesa della decisione plenaria, le forze politiche europee sono impegnate a valutare l'impatto di questa vicenda sulla credibilità dell'Unione. Se il Parlamento confermerà l'immunità, sarà un segnale di continuità nella difesa dei parlamentari contro azioni giudiziarie percepite come politicamente motivate. Se, al contrario, la revoca verrà approvata, si aprirà una nuova fase di confronto giuridico tra Bruxelles e l'Ungheria, con possibili ripercussioni sul futuro delle relazioni UE‑Ungheria.
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